Intervista ad Alberto di Giglio ,regista e direttore artistico del Premio Beato Contardo Ferrini-Città di Verbania

Abbiamo raggiunto Alberto Di Giglio* ,direttore artistico del Premio Beato Contardo Ferrini -Città di Verbania ,per potergli porre alcune domande sull'esperienza del Premio  e del suo vivere l'esperienza della Fede . Ecco cosa ci ha risposto:


Domanda-

Che idea si è fatto della figura del beato Contardo Ferrini?

Più che una idea, la scoperta, di un uomo che ha messo, fede, intelligenza, bontà, semplicità , mitezza, rigore, lealtà, e forte senso etico nella sua professione universitaria .Un uomo che ha reso credibile la proposta cristiana, presentandola nella sua freschezza e attualità.

Come ha scritto il Vescovo Renato Corti nella prefazione del libro di Marco Invernizzi, “Il beato Contardo Ferrini: “ Seppe mantenere, senza riguardi umani uno stile cristiano di vita, rispettoso delle convinzioni altrui, coniugando insieme la scrupolosa preparazione del docente universitario e del ricercatore nel campo del Diritto romano con le istanze della fede”.

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Domanda-

Cosa l'ha colpita di più dell'intellettuale e uomo di fede  Contardo Ferrini?

A quanto appena detto, mi colpisce la sua fermezza al momento di fare la sua scelta di vita, quando a ventidue anni capisce che è arrivato il momento di scegliere come e dove servire il Signore, ma questa scelta non approdò né al sacerdozio, né al matrimonio, ma optò per una terza via sentendosi non chiamato per il sacerdozio, la sua scelta alla consacrazione laicale, divenne modello a studenti e professori cattolici. Ciò che colpisce è certamente quella sua perseverante testimonianza alla cultura del bello, del vero, del buono, del giusto, e di quanto è degno di essere accolto per vivere un’esistenza alla luce delle virtù cristiane fonte del suo amore per la verità, il Ferrini  nonostante avesse avuto un approccio critico con l’ambiente rosminiano del suo tempo, ne mutuò la proposta innovativa, quella di praticare e testimoniare  la “Carità Intellettuale” al servizio della verità.

Colpisce   la sua critica alla cultura del suo tempo circa l’assenza di Gesù in molti libri, mi piace quando afferma: “ noi vogliamo leggere da per tutto quel nome venerato e caro, che pronunziamo con tanto affetto in vita, come una tessera di speranza divina”

Ferrini ci testimonia che si può fare cultura religiosa, senza svendere la propria fede, evitando forzature all’azione dello Spirito, confidando nelle sole armi della preghiera, della ricerca, della testimonianza e dell’impegno civile difendendo con fermezza i valori non negoziabili.

 

Domanda-

La fede per un artista e uomo di spettacolo che messaggio porta ai giorni nostri?
L’artista ha il grande e grave compito di restituire a Dio quei talenti che ha ricevuto in dono, talenti che si esprimono nel multiforme linguaggio della poesia, dell’arte, della scrittura, del teatro, della danza, della musica, del cinema, attraverso questi linguaggi e queste modalità della comunicazione si può annunciare la bellezza che libera e salva: Gesù!

Apprezzo il modo in cui alcuni artisti hanno saputo coniugare la loro arte con la testimonianza cristiana, tra questi mi piace ricordare i cantanti Nek , Ron e Povia, gli attori Claudia Koll, Il Roberto Benigni cantore di Dante (l’ultimo con Fiorello sarebbe meglio cestinarlo!), James Caviezel e Maia Morgenstern, rispettivamente Gesù e Maria nel Film The Passion di Mel Gibson, e naturalmente i cantori del bello i poeti Mario Luzi, Italo Alighiero Chiusano, Davide Rondoni, nella musica sacra Marco Frisina, tra i registi, Pupi Avati con i suoi film venati di poesia, Liliana Gavani con i Francesco, Franco Zeffirelli con Gesù di Nazaret, ma soprattutto il cinema di Robert Bresson, Carl Theodor Dreyer, Andrej Taekovskij, Krzystof  Kieslovski, Krzystof Zanussi, e Naturalmente altre straordinarie opere come il Grande Silenzio di Philip Groning e Uomini di Dio di Xavier Beauvois.


Attraverso queste multiformi modalità espressive arriva a noi la bellezza che libera e salva.  L’arte ha bisogno di ritornare al sacro o meglio di nutrirsi del patrimonio della fede in Cristo e nella Bibbia, quali fonti di ispirazione di opere di straordinaria bellezza. L’artista ha dunque il compito e la missione di riportare il sacro con tutta la sua forza e bellezza nella nostra società caduta nel baratro, nel buio, e nella insopportabile assenza di quel  Dio che duemila anni fa è venuto a salvarci.

 


Domanda-

L'esperienza del Premio Beato Contardo Ferrini e la Città di Verbania :quale il momento l'ha colpita di più nelle giornate che hanno caratterizzato la manifestazione nelle due trascorse edizioni ? 


Debbo dire che il ricordo più bello è stato quel 15 ottobre del 2010 nel contesto della Prima Edizione, pioveva da giorni, sul cielo di Verbania    un coperchio di nebbia era li da molti giorni, e non se ne voleva andare, la cosa che stupì fu come il sole apparve di buon mattino, sentivo correre in me un sentimento di gratitudine al Buon Dio, che aveva voluto accendere di luce e di speranza la prima edizione del Premio Ferrini, in quella bella giornata gli ospiti arrivavano in auto, in aereo, in treno, come in un bel quadro animato Plinio Perilli il Presidente della Giuria,Gerta Lipari ispiriratrice del Premio ed il sottoscritto  li accoglievamo nella bella cornice dell’Hotel “Il Chiostro”. Quella giornata si rivelava come il titolo del libro vincitore di quella prima edizione: “La gioia di un giorno qualunque”, si trasformava in una gioia contagiosa che ci avrebbe accomunati a tenere alta la stella della verità proclamata e testimoniata dal Beato Ferrini.

La gioia di quel giorno, si concretizzava nell’entusiasmo di quanti avevano lavorato e creduto al Premio, e soprattutto consolidato nuove e belle amicizie con altri fratelli e amici della città di Verbania.

Domanda-

Infine... Il beato Contardo Ferrini era Terziario Francescano: di San Francesco, il Santo Patrono d'Italia, e ammirato anche da altre culture e religioni ,ci può lasciare un pensiero?  

San Francesco ha accolto alla lettera le parole del Vangelo ed ha fatto della sua vita una imitazione di Gesù povero e tutto proteso a compiere la volontà del Padre. La forma di santità vissuta da Francesco si è diffusa nel mondo anche attraverso il Terz’Ordine e unisce tutti coloro che pongono lo spirito al di sopra della lettera e l’amore prima della giustizia. La sua azione missionaria, la predicazione evangelica di pace e bene sono andate al cuore dei popoli e delle classi sociali spesso in lotta fra loro. Pochi uomini hanno avuto tanto influsso nella società del loro tempo e oltre, come Francesco. Da qui l’attualità e l’esempio del Beato Contardo Ferrini. La figura di San Francesco, universalizza l’uomo,in lui tutti ci riconosciamo figli dell’unico Padre a portare  con impegno la parola e la testimonianza evangelica nella famiglia, nel lavoro, nella scuola e nella società.

 

*Alberto di Giglio,Regista , docente di cinema sacro e religioso al Centro Sperimentale di Cinematografia di Milano, documentarista,esperto di sindonologia,conduttore di programmi di successo a Radio Maria, direttore editoriale ed editore della rivista "Cultura e Libri" .

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